Dopo la due giorni di Convegni di settimana scorsa alla Bicocca ( www.numediabios.eu ) posto i link alle presentazioni del 6 e del 7 e più sotto una breve riflessione sui nativi digitali
Presentazione 6 Novembre La dieta mediale digitale degli studenti della Bicocca
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presenta 7 Digital Kids
Nativi digitali una razza in via di apparizione
Paolo Ferri
Dal 1996 in Italia si sta affermando una nuova versione 2.0 dell’Homo sapiens, si tratta dei nativi digitali, sono tutti i bambini che sono nati dopo la diffusione di internet (dicembre 1995, gennaio 1996, primi browser commerciali). I nativi digitali sono diversi da noi figli di Gutenberg, sono nati in una società mulischermo e preferiscono allo schermo passivizzante della televisione gli schermi interattivi:cellulare computer, oppure quello della televisione ma connesso alla playstation , lo schermo del cellulare è per loro un spazio per comunicare (SMS), ma è soprattutto quello del computer connesso ad internet lo schermo che amano di più. A scuola (dati OCSE PISA, 2007) a casa e con gli amici (Dati AIE 2007) il perimetro della identità comprende anche la loro identità on-line. Per noi nativi Gutenberg, il blog o la posta elettronica sono strumenti, per loro sono una parte integrante dello loro immagine del sé e delle loro relazioni sociali.
Fra i 14 e i 19 anni l' 88 % degli adolescenti partecipano a forum o scrivono sui Blog (AIE Contenuti digitali, 2007)
Si “espongono” sui Blog o su You tube, vivono sullo schermo, per esprimersi, per apparire, per comunicare e per stabilire relazioni sociali ed affettive. Il modo in cui vedono e costruiscono il mondo è differente. I “nativi” digitali hanno, infatti, a disposizione una grande quantità di strumenti digitali di apprendimento e comunicazione formativa e sociale: il Web, i Blog, l’Ipod, MSN Messanger, il telefono cellulare, le chat, all’aula virtuale, Wikipedia o Myspace. Il comportamento di apprendimento più originale dei “nativi” è il multitasking: studiano mentre ascoltano musica, e nello stesso tempo si mantengono in contatto con gli amici attraverso MSN, mentre il televisore è acceso con il suo sottofondo di immagini e parole. Il problema del sovraccarico cognitivo è risolto attraverso il continuo passaggio da un media a un altro, tramite uno “zapping” consapevole tra le differenti fonti di apprendimento e di comunicazione. I digital native, infatti, stanno imparando a “navigare” tra i media in maniera non lineare e creativa. Noi adulti cerchiamo sempre un “manuale” o abbiamo bisogno di strumenti per inquadrare concettualmente un oggetto di studio prima di dedicarci a esso.
I nativi no! Apprendono per esperienza e per approssimazioni successive. Non è detto che sia un dato positivo ma è un fatto. Utilizzano una logica che è più vicina a quella “abduttiva” di Perice, che non a quella induttiva/deduttiva di Galileo. Procedono attraverso una scoperta multi prospettica e multicodicale del senso dell’oggetto culturale o di apprendimenti che esplorano e costruendosi man mano gli strumenti adatti e le strategie adatte. Imparano dagli errori e attraverso l’esplorazione, piuttosto che mediante un approccio storico o logico sistematico. Inoltre la condivisione con i pari, la cooperazione, l’utilizzo di differenti approcci al problema dato e di molteplici codici e piani di interpretazione per risolverlo li differenziano radicalmente rispetto a noi. Un approccio “open source” e cooperativo alle fonti del sapere che è ben rappresentato dal modo in cui i giovani condividono la musica, il sapere e le esperienze online attraverso i più diversi strumenti di comunicazione digitale sul Web. I digital native, piuttosto che interpretare configurano; piuttosto che concentrarsi su oggetti statici, vedono il sapere come un processo dinamico; piuttosto che essere lettori o spettatori sono attori e autori dell’apprendimento. Una approccio alla conoscenza che può essere descritto efficacemente dallo schema oppositivo rispetto a noi immigranti gutemberghiani.
Non è un fenomeno marginale, oltre 60.000.000 di adolescenti e preadolescenti statunitensi hanno una sito, una loro identità on-line su Facebokk o My space. Sono simbioni strutturali della tecnologie, sono indifferenti al copy right e condividono musica immagini suoni e sapere sulla rete con i loro pari. I digital native ci pongono anche un problema a noi figli del libro e immigranti digitali, come stabilere un linguaggio comune, come entrare in contatto nella scuola ma anche nella vita con loro. Non è un piccolo problema, la cultura scritta sta cambiando forma e non traghettare in digitale la memoria analogica della cultura dell’homo sapiens 1.0 è la sfida e la responsabilità che portiamo noi Gutenberg native
Friday, November 14, 2008
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